Credo fossi in quarta superiore (~1995/1996) quando per la prima volta ho “visto Internet“. Ero a scuola, penso ci fosse un qualche sciopero di qualche tipo perché eravamo veramente in pochi in laboratorio di TDP, così il nostro professore ci disse che ci avrebbe mostrato un po’ Internet. Non ricordo onestamente se ne avessi già sentito parlare prima oppure no ma sono abbastanza sicuro di non averlo mai visto di persona prima di allora.

Ci spostammo in fondo al laboratorio, dove era stato messo un PC con un modem… il professore alla tastiera e noi tutti attorno e ci spiegò che la prima cosa da fare era connettersi ad un ISP con il quale bisognava avere un account (una strana bestia che si doveva pagare, un contratto insomma).

La connessione avveniva tramite un oggetto chiamato Modem via linea del telefono. Quello che succedeva era che questo Modem trasmetteva e riceveva i dati sotto-forma di suoni stabilendo una connessione con il computer all’altro capo della linea e da lì (se i dati del nostro account come login, password e altre opzioni erano corretti) attraverso una enorme rete che collegava quasi tutto il mondo, era possibile connettersi a tutta una serie di servizi, molti dei quali gratuiti in giro per il mondo.

Ci fece vedere cos’era un motore di ricerca (non ricordo quale fosse, forse il defunto AltaVista, forse no) e ci illustrò il concetto di Email. All’epoca le email via WEB non c’erano (buona parte dei siti, forse tutti, erano siti statici) e così bisognava avere un client email installato sul PC (Eudora nel suo caso, un’altra creatura del passato che credo non esista più) con il quale si scaricava le email in locale per poterle leggere e preparare le risposte anche offline. Ci disse che grazie all’email era possibile inviare un messaggio all’altro capo del mondo quasi istantaneamente e ricevere le risposte altrettanto istantaneamente.

Ora… ovviamente non conoscevo nessuno dall’altra parte del mondo e anche se l’avessi conosciuto probabilmente non avrebbe saputo cos’erano le email (o Internet se è per quello), però la cosa era dannatamente affascinante. Si era aperto davanti a me un mondo intero di nuove possibilità. Com’era possibile che una cosa così utile non la conoscesse quasi nessuno? Già mi immaginavo di gente che da casa propria poteva ricevere ed inviare testi di qualunque lunghezza via modem ad amici, colleghi, ecc. Non sapevo naturalmente che la tecnologia esisteva già da molti anni… non avevo mai sentito delle BBS (né purtroppo ho mai avuto occasione di usarle) o di FidoNet… perciò per me questa cosa era del tutto nuova.

Una cosa era chiara… avrei dovuto avere un accesso Internet pure io.

Così, a luglio del 1997, mi feci il primo account Internet. All’epoca gli accessi Internet erano per lo più venduti da piccoli ISP locali. Ti fornivano un numero di telefono da chiamare con il Modem, un piccolo script di login, un username e una password… in cambio di 200 o 300 mila lire l’anno a cui andavano ad aggiungersi le telefonate (che in molti distretti italiani erano conteggiate al minuto).

Cominciai esplorando siti italiani più che altro perché ancora non riuscivo a credere che qualunque sito WEB avessi visitato, qualunque Email avessi spedito, avrei sempre e solo pagato una telefonata urbana (dato che il mio ISP si trovava nel mio stesso distretto telefonico). Poiché ad ogni telefonata si pagava lo scatto alla risposta cercavo di fare una sola connessione al giorno limitata ad 1 ora di navigazione che includeva la sincronizzazione del mio programma di posta (Outlook Express) con la mia casella Email, il download dei nuovi messaggi sui miei Newsgroup preferiti (all’epoca non c’erano i forum via WEB essendo le pagine per lo più statiche), ecc.

Una volta sconnesso passavo in rassegna Email e messaggi sui Newsgroup cui ero iscritto. Rispondevo offline e i miei messaggi (sia Email che Newsgroup) rimanevano in attesa fino alla prossima connessione, nel frattempo visionavo il mio “bottino” che consisteva per lo più di documenti tecnici scaricati da siti hobbistici online sui più vari argomenti (le grosse aziende, soprattutto italiane, salvo qualche notevole eccezione, non si erano ancora accorte di Internet).

In realtà, essendo per lo più siti hobbistici e mantenuti da privati, non c’era davvero una gran varietà di documenti/informazioni di qualità… erano per lo più siti personali in cui la gente pubblicava quello che riteneva più importante… dalle proprie preferenze musicali a vere e proprie collezioni di software vario piratato qua e là. Qualcuno pubblicava informazioni sulla sua famiglia come foto, storia, ecc. e dei propri interessi e hobby e così nascevano intere comunità come l’oramai defunto GeoCities… vere e proprie collezioni di siti WEB personali organizzate in “strade” e “quartieri” a loro volta raggruppati per “tema”. C’era così il quartiere “Silicon Valley” che conteneva i siti WEB personali tecnologici, quelli sulla musica e così avanti. C’era persino la possibilità di percorrere la “strada virtuale” che legava i vari siti assieme e vedere quali fossero i propri vicini.

Siccome i siti WEB erano statici non era possibile una vera e propria interazione con essi, erano come pagine di un libro collegate assieme da un link e ricoperte di immagini animate, combinazioni di colori assurde che facevano persino male agli occhi, frame, marquee scorrevoli e tante, tante immagini di “under construction“.

Di quella forma primitiva di WEB oramai è rimasto poco, solo alcune pagine dimenticate qua e là come il sito del film “Space Jam” e con la dipartita di GeoCities, Tripod, ecc. moltissime pagine che testimoniavano un’era sono scomparse per sempre… di loro rimane solo qualche rimasuglio collezionato in fretta e furia da Archive.org e pochi altri in seguito alla notizia dell’imminente chiusura.

Si dice che ciò che si mette su Internet è eterno, e per certi versi è vero… ma è anche vero che con altrettanta facilità interi siti a cui moltissima gente aveva affidato la loro storia e i loro ricordi sono scomparsi nel nulla e di ciò che contenevano oramai non c’è più traccia… spenti come si spegne la luce in una stanza.

Chissà se rimarrà qualcosa dei tanti blog odierni, dei forum, dei video su YouTube fra 20/30 o 50 anni da ora… magari quando non ci saremo più e nessuno si occuperà di “backuppare” i nostri “deliri”. Ma forse non ha nemmeno importanza… dopotutto nulla di ciò che siamo o che facciamo durerà in eterno.

La nostra vita è come un Mandala di sabbia, passiamo anni a costruirlo e ad arricchirlo di particolari… ma la verità è che prima o poi scomparirà assieme anche al suo ricordo e così il nostro riflesso su Internet… che è forse il Mandala di sabbia più grosso e complesso mai costruito dall’uomo.

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